Ed è già primavera. Cos’è successo in questi mesi? Mah, niente di eclatante. Ma ho qualcosina da raccontarvi e da consigliare.
Un concerto: a inizio febbraio ho visto Paolo Benvegnù alla Latteria Molloy di Brescia. Sono molto contento perché non vedevo il Maestro da parecchio e perché non ero mai stato in quel bel locale. Benvegnù con enormi ed evidenti (e nemmeno nascosti) problemi di voce (e forse anche di febbre), per cui la resa non è stata delle migliori. Apprezzo però il fatto che non si sia minimamente risparmiato, ha dato tutto quello che poteva e questo il pubblico l’ha capito. Un pubblico caldo, appassionato, coinvolto che, come me, si è goduto ampiamente la serata.
Un disco: e in particolare un disco dell’anno scorso, e cioè “The land, the water, the sky” di Black Belt Eagle Scout, anche questa volta uscito per Saddle Creek. I suoi primi due dischi mi erano piaciuti molto (ne ho parlato qui), e anche a questo giro il risultato è da ascoltare. I singoli estratti sono Nobody (link) e Spaces (link), invece io vi metto qui un bel live a Kexp proprio del 2023:
Un libro: ho letto con molto interesse e piacere “Vestiti musica ragazzi”, l’autobiografia di Viv Albertine (ex Slits) uscita l’anno scorso in Italia per Blackie Edizioni, in un’edizione molto curata e uno dei rari casi in cui non ci sono stati momenti in cui ho storto il naso per una traduzione percepita come fatta male (bravi tutti!). Un libro onesto diretto, necessario, punk, umano. E che vita che ha avuto Viv!
Un film, anzi due: e si tratta di due documentari musicali. Il primo si intitola “If these walls could sing”, è del 2022 e non sarebbe stato sbagliato metterci un sottotitolo citazionista come “Vulgar display of (star)power”: il film è di Mary McCartney, parla della storia egli Abbey Road Studios e, dall’alto delle sue possibilità, compaiono nomi di altissimo livello, tra cui: suo padre (ovviamente), Ringo Starr, John Williams, Elton John, Jimmy Page, Waterr-Gilmour-Mason (separati), George Lucas, i fratelli Gallagher, Nile Rogers. Da vedere, anche solo per stare ad ascoltare Paul McCarteny che racconta con passione come sono nate alcune canzoni dei Beatles.
L’altro film è “Echo in the canyon”, un documentario + esibizione live in cui Jakob Dylan, assieme a tanti ospiti (anche qui la lista è lunghissima), racconta la scena losangelina degli anni ’60. Carino ma non esaltante, sicuramente troppo celebrativo e parziale per i miei gusti.