Giro veloce (più o meno) delle mie ultime letture musicali:
*”The Bloom Files“: il libro raccoglie una buona parte di materiale prodotto o raccolto nei 33 anni del Bloom di Mezzago (flyer, programmi, locandine, foto, autografi, dediche, articoli di giornale eccetera) e costa 25 euro. Potenzialmente una bomba, in pratica è semplicemente un’occasione mancata, un’ALTRA ENORME occasione mancata: superficiale, raffazzonato, pieno di refusi (sono riusciti a sbagliare addirittura il nome di un collaboratore storico del Bloom), parzialissimo (incensati gli esordi e parte degli anni 90, buco sugli anni zero, esaltazione degli ultimi terribili anni), con una scelta insensata del materiale (un buon numero dei gruppi citati in copertina non trovano nemmeno spazio ma al contempo non manca mai la pagina sugli Havana 3 am, certamente non il più importante gruppo della storia ma che viene sempre citato da quelli del Bloom come gruppo indispensabile) e con una resa grafica finale non all’altezza di un prodotto con quel prezzo. Sarebbe bastato prendersi più tempo, controllarlo meglio (nessuno ha rivisto i testi?), metterci più attenzione, dare in mano il lavoro a qualcuno che sappia cosa fare, assumere almeno un correttore di bozze. Dopotutto si trattava di un progetto finanziato da Regione Lombardia e da UnionCamere di Milano, suvvia! Lo so, ogni volta che parlo del Bloom finisce che lo bastono ma vi giuro che c’è sempre un motivo (=lavorano sempre a cazzo di cane qualsiasi cosa facciano).
*”Elliott Smith e il grande nulla” di Benjamin Nugent: una buona biografia di Elliott Smith edita in Italia da Arcana e che ho letto piacevolmente. Il libro ha un approccio molto giornalistico e quindi zero spazio a gossip e complottismi. Nugent cerca di raccontar parlando di fatti e ricostruendo la vita di Smith tramite documenti e testimonianze. Il problema è che il libro è del 2004, uscito un anno dopo la morte, quindi scritto forse troppo presto e “a cadavere ancora caldo” e infatti l’autore spiega che alcune delle persone più vicine a Elliott Smith non hanno voluto essere contattate e intervistate (Neil Gust, Joanna Bolme, Janet Weiss e Sam Coomes), ciò fa sì che alcune informazioni non siano di prima mano, peccato. Interessanti le parti legate alle registrazioni dei dischi, soprattutto “Either/Or” e “From a basement on the hill”, peccato che del mio amato “Figure 8” sia in larga parte ignorato (se non per qualche critica).
*”L’Olifante #1: I generi“: se cercate una rivista musicale diversa dal solito, allora questa potrebbe essere perfetta! Sì ok, costa 18 euro ma sono quasi 200 pagine senza pubblicità (!) e con uno sguardo a 360 gradi al mondo della musica: artisti ma anche fonici, produttori, tour manager, promoter, agenzie stampa (tutte figure importanti ma lasciate solamente in secondo piano). Invece io con queste cose ci vado a nozze e infatti è bastato leggere sulla copertina i nomi di Sylvia Massy, Marc Urselli e gli Zu per avere la mia completa attenzione. Insomma, per me il primo numero de L’Olifante (scoperto grazie a Frabs e comprato tramite loro) è stata davvero una sorpresa: è piena di spunti di riflessione, di articoli interessanti, bellissime interviste e uno sguardo non comune agli aspetti tecnici. Tanta qualità, grafica e illustrazioni fantastiche. Inoltre mi fa piacere che non ci siano recensioni (se non per alcuni dischi storici inseriti per motivi di discorso). Questo primo numero uscito ad agosto 2020 ha come argomento portante (ma da cui si può anche deviare con coscienza) i generi musicali e non, il numero zero invece (uscito nel 2019 e che voglio recuperare prima o poi) è incentrato sul concetto di evoluzione. Ok, ora resto in fremente attesa del prossimo.
P.s. sul discorso recensioni: sarò impopolare ma dai, basta riempire le riviste di tantissime recensioni, che senso ha nel 2020? Meglio farne meno, sfruttare meglio lo spazio e scrivere qualche articolo bello in più. Pensate a quando comprate Rumore, quasi metà giornale è fatto di recensioni, le leggete tutte? Io no, anzi pochissime, giusto le band che conosco o quelle con i voti altissimi e bassissimi (anche se non esistono più le stroncature di una volta). Leggo invece tutti gli articoli, anche quelle che parlano di band di cui non so nulla, lo trovo un modo più sensato per conoscerle.