Ho deciso quasi solo all’ultimo di andare a vedere il concerto dei ††† e cioè i Crosses, all’Alcatraz di Milano, che si è tenuto l’altro ieri.
E dire che di buoni motivi per andare ce n’erano almeno 3. Via con l’elenco:

  1. Non li ho mai visti dal vivo (questo è il loro primo tour europeo)
  2. Il prezzo di 34,50 € è decente (addirittura contenuto se si guardano altri concerti)
  3. Avrei finalmente visto un concerto assieme a Marco di Onde Podcast (in passato siamo stati allo stesso concerto, ma senza saperlo)

Sono andato non sapendo cosa aspettarmi, non avevo visto filmati delle loro precedenti esibizioni live e non riuscivo nemmeno ad immaginarmi che tipo di pubblico avrei trovato.
Diciamolo subito: è stato un bel concerto e una bellissima serata, per una serie di motivi. Via con l’elenco:

  1. Il concerto in sé: ottimo davvero. Un’ora e mezza in cui Shaun Lopez ha gestito tutta la sezione musicale e Chino quella vocale (e non solo). La parte visuale dietro al duo ha aiutato a creare atmosfera. La resa dei pezzi mi è piaciuta molto. Dal vivo spingono molto sul lato elettronico e di beat, con potenza, diciamo un concerto più per scatenarsi che per fare un viaggione mentale. Piccola nota: ho visto solo adesso che in alcune esibizioni in madrepatria il gruppo era in modalità allargata (loro due + un bassista e un tastierista) e sarebbe interessanti vederli anche con questo setup.
  2. Chino Moreno: in forma strepitosa. Vocalmente ineccepibile. Inoltre ha passato il concerto a muoversi da una parte all’altra del palco, senza stare quasi mai fermo. Ha gestito totalmente da solo la parte umana e relazionale, facendo da perfetto ponte tra palco e pubblico. Tanto carisma, tanto mestiere, tanta voce, tanta presenza.
  3. Il pubblico: non numerosissimo (Alcatraz in modalità ridotta col palco sul lato lungo, se siete frequentatori del locale), però molto eterogeneo. Tanti giovani, tante ragazze, tante persone più grandi visibilmente fan dei deftones della prima ora. Un concerto che potremmo definire transgenerazionale. Ma soprattutto un pubblico preso benissimo: molto partecipe, entusiasta, che cantava le canzoni, che aveva voglia di stare lì e di divertirsi, di muoversi, capace di creare una bellissima atmosfera.
  4. Gli orari: perfettamente rispettati quelli sul sito del locale. Inizio puntuale alle 20:30 e chiusura alle 22:00. Questo ci ha dato la possibilità di farci una chiacchierata davanti ad una birra con alcuni amici (e anche con alcune persone conosciute al momento) e tornare a casa ad un orario decente, dopo una settimana piuttosto provante.

Non c’è molto altro da aggiungere se non che… via con l’ultimo elenco:

  1. Il gruppo spalla erano i californiani Vowws. Sono stati giusto un antipasto leggero: non li ho trovati fastidiosi (il rischio c’era) ma nemmeno mi hanno fatto impazzire.
  2. Il merchandising dei Crosses aveva prezzi assurdi. Mi sono avvicinato al banchetto col mood e la voglia di comprare una maglietta ma, una volta avvistati i cartellini con le cifre, ho fatto come nella celebre gif di Nonno Simpson. Per dire: 50 € il vinile, 40 € la t-shirt a maniche corte, 50 € quella a maniche lunghe. 30 € un cappellino, mi sembra 25 € la tote bag. Felpe a 70 o a 80 € (non ricordo, sorry).
  3. La sera prima hanno suonato in un teatro a Foligno e i posti erano seduti. Non so com’è andata ma sono contento di averli visti in piedi anche perché il mood era quello di divertirsi, muovere il culo e non stare fermi.

E niente, vi lascio con il video di Big youth, è quello ufficiale ma è uno dei pezzi che dal vivo mi è piaciuto di più (e in cui Chino ha spaccato):